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Non c’è leadership senza cultura, sapienza ed evidenza

imagedi Francesco Cascino (Ottobre 2020)

Sappiamo bene che rivendicare di aver visto e previsto giusto è cosa socialmente antipatica, ma non c’è altro modo per richiamare attenzione su un elemento fondante delle civiltà e delle imprese che sta scomparendo dal panorama etico e politico del momento: il merito.

Per comprendere di chi fidarsi su un dato argomento complesso e difficile è buona norma verificare cosa è stato detto e chi lo ha detto prima che il problema o l’opportunità emergesse. Questo vale per tutto. Se votassimo così, se scegliessimo ogni cosa o persona in questo modo, eviteremmo di ricadere sempre negli stessi errori. La capacità di previsione traduce competenza e leadership, su questo l’egosistema delle opinioni libere e superficiali è destinato a essere sconfitto.

A titolo esemplificativo facciamo sommessamente presente che aver ignorato gli appelli di mille operatori culturali esperti di processi e complessità, e noi tra quelli, che proponevano di ripensare i processi, ci porta oggi a essere nuovamente inermi di fronte alla pandemia. Siamo ancora alle prese con una serie di misure antieconomiche e antisociali, la scuola allo sbando, le imprese in gravissime difficoltà. Su questo aspetto essenziale nulla è stato fatto e soprattutto niente di veramente risolutivo è stato immaginato, come se i virologi non ci avessero avvisato che in autunno il virus non si sarebbe ripresentato in tutta la sua forza.

Di solito dopo le sconfitte si cercano soluzioni innovative, creative e radicalmente diverse da quelle che ci hanno già portato sul baratro. Una vera classe dirigente è capace di cambiare strada, ascoltare gli esperti, immaginare l’invisibile. Come fanno gli artisti veramente bravi.

Durante la pandemia noi di Cascino Progetti (a quel tempo Arteprima Progetti) abbiamo presentato una serie di idee, articoli, progetti e proposte che, secondo noi, attraverso l’approccio Art Thinking avrebbero prodotto benefici sia in chiave anticovid, quindi sul distanziamento fisico, sia sulla seduzione dell’esperienza, la vera identità italiana legata all’arte che, da sempre, produce economie fortissime e genera il passaggio da Paese a Nazione, cioè aggrega milioni di persone su temi sui quali è dannoso dividersi e necessario unirsi. Siamo quindi intervenuti anche sul concetto di distanziamento sociale che tale non deve diventare mai, per restare invece distanziamento fisico utile a salvare delle vite.

Nel Giugno 2019 abbiamo scritto il Manifesto Art Thinking, ripreso poi in un articolo di ARTRIBUNE proprio durante la presentazione di Ottobre 2019 a RavelloLab, in cui chiedevamo a Governo, Confindustria e a tutte le imprese di ogni genere e dimensione, dall’agricoltura ai servizi, di far rientrare arte e artisti a monte dei loro processi, per coniugare estetica e funzione che poi molti chiamano Made in Italy, senza sapere che dagli stimoli neuronali dell’arte arrivano l’immaginazione e l’innovazione di cui tutti parlano. È un tema scientifico-culturale, non di opinioni o di slogan anglosassoni. Il Team Building lo fai costruendo i dispositivi immaginifici utili a creare o portare in emersione il comune sentire, non con le gite in barca, ad esempio. Lo fai con l’esperienza reale, non virtuale, coinvolgendo tutti i sensi perché sono le emozioni che informano la mente, non viceversa, come ormai i neuroscienziati hanno dimostrato.
imageA ottobre 2019, invitato dal Prof. Pierpaolo Forte, avevo consegnato al Comitato scientifico di RavelloLab una serie di proposte che sono poi arrivate al Governo, strumenti, cambiamenti e nuovi approcci alla materia culturale che avrebbero prodotto aumento del PIL nazionale (quindi a beneficio di tutti, non solo della cultura come professione), maggiori entrate per il Fisco, sviluppo territoriale, crescita economica e finanziaria per imprese e collettività, innovazione e mobilità sociale, lotta ai tanti impedimenti logistici dovuti al Covid, rigenerazione culturale e tanto altro. Lettera morta, naturalmente: erano troppo impegnati su referendum per il numero dei parlamentari e soprattutto a ordinare banchi di scuola perfettamente identici a quelli dell’800: inutili dannosi e costosi.

Le nostre proposte sono queste e le pubblichiamo qui:

1. Abbiamo proposto che artisti e curatori di arte contemporanea entrino a pieno titolo a monte di ogni processo produttivo della vita pubblica e privata, e le loro pratiche siano messe al centro di ogni pianificazione. Dalla rigenerazione urbana all’inclusione sociale nelle periferie (dove l’arte ha già dato ampia prova del suo potere di coesione sociale, crescita economica e culturale dei territori, miglioramento dell’offerta di ogni genere, dall’arte pubblica nelle città e nelle campagne fino all’inserimento degli artisti e dei curatori nei processi industriali, agricoli, amministrativi, istituzionali, urbanistici, architettonici, scolastici, formativi, ambientali, finanziari e commerciali, le lezioni di Leonardo Da Vinci e di Olivetti sono attualissime. Vanno aggiornate, ovviamente, ma dal punto di vista neuronale la mente ragiona per immagini, quindi i processi di attivazione delle sinapsi vanno nutriti con le pratiche e le esperienze dell’arte di massima qualità, da quella relazionale a quella pubblica.

2. Abbiamo proposto che a scrivere i Bandi pubblici di finanziamento alla cultura e alla rigenerazione, insieme a burocrati e tecnici di settore, ci siano artisti e curatori che, pro bono, aiutino le zone disagiate a scrivere progetti di emancipazione e crescita economica attraverso i dispositivi intelligenti dell’arte, e che parte delle cifre dei Bandi siano dedicate agli esclusi che non sono in grado di aderire ai Bandi stessi e alle complicatissime procedure burocratiche. Una specifica commissione di architetti, sociologi, artisti e curatori (senza scopo di lucro) potrà decidere dove e come indirizzare i fondi per la lotta alle mafie e al degrado.

3. Abbiamo proposto di creare aule ibride di formazione ed education per politici, imprenditori, ministri, sottosegretari, direttori di museo, assessori e sindaci (di città d’arte e non), funzionari e sovrintendenti che incontrino in aula curatori e artisti con un track record ineccepibile dal punto di vista degli interventi artistici operati per la lotta all’esclusione sociale, alle mafie, al degrado e per la crescita e lo sviluppo territoriale, la rigenera- zione e la trasformazione urbana, la sostenibilità ambientale ed energetica. In questo modo si studiano dalle fonti i processi e gli strumenti utilizzati per risolvere i problemi e, insieme, si cercano nuovi strumenti legislativi e strategici per riportare l’intelligenza emotiva alla guida delle azioni. Tenendo conto, infine, che sono personalità che non si parlano mai, cosa deleteria e molto penalizzante: senza confronto non c’è evoluzione.

4. Abbiamo anche proposto, dal 2013, di portare l’IVA sull’arte dal 22 al 10%, visto che siamo il terzo Paese per spesa sul Contemporaneo e che in tutti i Paesi evoluti l’IVA è al 10% (e in Danimarca al 4%). Questo riporterebbe enormi capitali in Italia e un gettito fiscale molto più alto di quello attuale, visti tutti quelli costretti a comprare all’estero da queste percentuali bolsceviche. Perché il mondo da noi vuole l’arte, da sempre, per cui milioni di investitori aspettano di essere di nuovo considerati benvenuti. Per richiamare quanto abbiamo scritto durante la pandemia della scorsa primavera, visto che le cose non sono cambiate e i concetti valgono ancora e sempre, suggeriamo di leggere quanto scriviamo da 20 anni riguardo la necessità di inserire nelle task force i grandi assenti, gli artisti e gli architetti in grado di ricostruire l’immaginario collettivo e la strumentazione urbana e territoriale per rispondere ai problemi, come avviene nelle nostre città d’arte da millenni.

5. Come facciamo da 20 anni, abbiamo infine proposto di mettere in campo strumenti fiscali adeguati per LA DEFISCALIZZAZIONE DELLE LIBERALITÀ DELLE IMPRESE A FAVORE DELLA CULTURA, un dispositivo che produrrebbe cultura e finalmente ricongiungerebbe impresa e sviluppo territoriale con benefici enormi, pubblici e privati. A fronte di progettazione di qualità.

Le task force si sono infatti rivelate completamente inefficaci, per non parlare dello spreco di tempo e risorse. Il 5 Aprile 2020 avevamo scritto un articolo per sottolineare che senza gli artisti di prima qualità non c’è possibilità di stimolare ricerca e sperimentazione né per le imprese, né per le istituzioni. Quindi in un momento di pandemia tutti hanno bisogno dell’arte e delle sue filosofie funzionali; non come pratica decorativa, ovviamente, ma come approccio alle complessità dei problemi invisibili, data l’eterna capacità degli artisti di dare forma a quello che, pur non essendo visibile, esiste e influenza profondamente le nostre vite.

La scienza ci insegna i limiti dell’umana conoscenza, l’arte ci insegna a conoscere al di là di quei limiti, come scrive la nostra Azzurra Immediato. Nei nostri webinar di Giugno e Luglio 2020, e negli articoli che abbiamo pubblicato, abbiamo parlato di come progettare, costruire e abitare in armonia prendendo spunto e sapienza dagli artisti che hanno costruito le nostre città d’arte, le cui piazze, le cui strade, i cui palazzi, i cui acquedotti, i cui Navigli non solo sono bellissimi, in più ancora funzionano perfettamente e rispondono ai sogni e ai bisogni dell’Uomo.

Abbiamo anche divulgato, a beneficio di tutti, una serie di progetti concreti con cui rispondere ai problemi pratici del Covid: uno su tutti il nostro Mare2020, poi ripreso dalla maggior parte della stampa nazionale e rimasto invece inascoltato dal Governo.

Infine, abbiamo prodotto un’opera di videoart per sensibilizzare al coraggio di vivere insieme questa emergenza e abbandonare i facili e pericolosi individualismi di chi percepisce la realtà attraverso i propri specchi invece che con le necessarie leve indagatorie della cultura. Cura Cultura: Scacco matto alla Corona, è il titolo del video realizzato dai due artisti Filippo Riniolo e Giuseppe Stampone a cura di Azzurra Immediato e Francesco Cascino, prodotto in partnership con Xister Comunicazione.

Nel nostro piccolo abbiamo fatto quello che sentivamo, sapevamo e potevamo fare, per essere in linea con la responsabilità sociale e culturale che da anni chiediamo agli altri, oltre che per rispondere alle nostre coscienze di cittadini.

Non abbiamo nemici deboli; ci sono l’ignoranza, le mafie, la corruzione, il cinismo, l’egoismo e l’egocentrismo, per non parlare dell’incompetenza al potere sdoganata come slogan di successo da 30 anni.

E poi abbiamo gli indifferenti.

Francesco Cascino
Roma, 26 Ottobre 2020

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