A fine Settembre 2020 il mio profilo personale Facebook è stato bloccato per l’ennesima volta, per ben 30 giorni, per via di una celeberrima foto di Nan Goldin con il busto nudo di una trans. Cioè i capezzoli di un uomo hanno fatto scattare l’algoritmo poco intelligente e tutto artificiale che non distingue tra un’opera d’arte e la pornografia.
Era successo ancora ad Aprile 2020, in pieno lockdown, altri 30 giorni, per una foto di Ryan McGinley, un’opera della collezione del MoMA.
Allora mi sono deciso a scrivere un articolo su come Facebook stia favorendo l’ignoranza strumentale ai sistemi commerciali per cavalcare il voyerismo, il narcisismo autodistruttivo e la totale assenza di strumenti culturali di fette di popolazione sempre più ampie, masse informi di consumatori di prodotti inutili e di sesso a buon mercato.
Proprio il sesso è il problema, quello usato per venderci illusioni sui cartelloni che deturpano e involgariscono le nostre città d’arte; l’arte che invece, da sempre, alimenta senso e sensi e il punto più alto del rapporto con il corpo e tra i corpi, cioè l’eros. Il sesso meccanico, quello che si fa per non pensare, è nemico della felicità. L’eros no.
Ma questa non è l’era dell’eros, non per chi non frequenta le visioni su tele e invece si fa portare a spasso dalle televisioni.
Artribune, come sempre quando si tratta di temi scottanti e sottili, ha ospitato il mio articolo.
Leggete qui.