GC è da sempre uno dei miei fotografi preferiti. Indagatore dell’incubo, ma di matrice contemporanea, il grande artista americano rende omaggio a Hitchcock e alla filmografia su periferie ed esclusione ma, in realtà, teorizza un legame tra la provincia americana, l’ipocrisia dello showbusiness, il cinema e le psicopatologie, dalla solitudine fino ai serial killer.
L’FBI usa le sue foto per le scuole federali dove si indaga l’inconscio degli assassini seriali del profondo Nord, quei luoghi - non luoghi dove le armerie, i McDonald’s e i centri commerciali hanno preso il posto di identità ben più profonde e vitali come i grandi parchi, la natura in genere, il silenzio.
In queste straordinarie fotografie il Caravaggio contemporaneo mette in luce gli enigmi, i cui sviluppi potrebbero prendere strade diverse da quelle che prendono nella realtà, e in ombra tutto quello che non ha una spiegazione logica ma produce curiosità, metafisica, desiderio di sapere come andrà a finire. L’inquietudine creativa dello scatto emotivo, direbbe Vaccari.
Il senso di sospensione, pericolo e terrore, a volte, che si nasconde in quelle foto è lo stesso che si annida tra l’ipocrisia puritana, la facciata della domenica, il mito del lavoro e dell’onestà che però non difende l’integrità fisica e culturale.
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