L’Intelligenza artificiale generativa ha bisogno dell’arte. di Francesco Cascino (11 Agosto 2024)
L’Intelligenza artificiale generativa ha bisogno dell’arte. di Francesco Cascino (11 Agosto 2024)
A questo link c’è un’analisi lucida e condivisibile su etica ed Intelligenza artificiale di Padre Paolo Benanti, Ordinario di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e consigliere di Papa Francesco sui temi dell’Intelligenza artificiale, nonché unico membro italiano su questi temi presso l’ONU.
Va detto e aggiunto però che, se pur le riflessioni iniziali siano giuste, e sono giuste perchè l’immagine e l’immaginario sono il nodo cruciale del problema attinente all’AI Generativa (la mente ragiona per immagini e per suoni), per me non basteranno filosofi, sociologi, tecnologi e psicologi, come non bastano i richiami all’etica che rischia di essere parte del problema: a tutto ciò manca l’estetica.
L’ovvia premessa è che un tema così complesso richiederebbe la necessaria quanto auspicata collaborazione trasversale di ogni scienziato cognitivo con ogni sorta di umanisti, giuristi e visionari titolati, soprattutto però questo è il terreno di una speciale categoria di Curatori, musicisti e artisti relazionali, una specie che il mondo dovrebbe proteggere e che, in effetti, nei contesti evoluti viene inserita a monte dei processi produttivi, tecnologici, scientifici, amministrativi e urbanistici di ogni genere e grado, mentre in Italia, salvo rare eccezioni con imprese illuminate e alcune istituzioni con cui noi stessi stiamo lavorando da anni, non se ne conosce nemmeno l’esistenza.
Non è facile sintetizzare quanto siano indispensabili quegli artisti e certi curatori che fanno da cerniera (e da traduttori) tra le arti e la fonte ma, per esemplificare al massimo, basta guardare le nostre città d’arte per ulteriorizzare il senso delle cose: un microcosmo ideato e progettato dagli artisti o da popolazioni informate sui sensi e sulle emozioni per farci vivere in armonia con i bisogni primari. Un esempio? I Sassi di Matera. Un altro? Roma, Venezia, Firenze, Napoli, i nostri borghi... Eros, seduzione, funzionalità, estetica, accoglienza, convivenza e incontro sono un unicum e un’unica cosa, non si percepisce distinzione perché non esiste.
Certi artisti, e certe pratiche, non distinguono tra arte e funzione: cultura è il participio presente del verbo coltivare, come diciamo sempre e come abbiamo istituzionalizzato nel nostro Manifesto Art Thinking, siglato al MAXXI e poi a RavelloLab nel 2019 da artisti, curatori, scienziati, imprenditori, giuristi, professionisti, Confindustria e MIC.
Cosa c’entra la musica? Le nostre città d’arte sono padiglioni naturali dove il suono del nostro vivere si fondeva con la frequenza emotiva dell’esistenza. Nessun altro modello è così longevo e così ancora perfettamente funzionante e risuonante: alcuni musicisti e sound expert sono in grado di riprogettare e tradurre le onde e le geometrie universali nei luoghi fisici e metafisici dell’esistenza.
L’Art Thinking si può applicare a ogni processo, da monte a valle, perché risponde perfettamente ai sogni, ai desideri e ai bisogni naturali di tutti noi. In ogni caso, in ogni casa.
Francesco Cascino
Roma, 11 Agosto 2024