Nell’installazione Work Place 3.0 del 2016 per Fiera Milano abbiamo tracciato il punto di partenza di un percorso di Art Thinking applicato alla vita e al lavoro che dura ancora oggi con il progetto Mare2020, ad esempio, e altri dispositivi architettonici estetico-relazionali che realizziamo da anni e che abbiamo pensato anche in chiave anticovid, con l’obiettivo del distanziamento sociale senza distanziamento emotivo. Vale per tutte le situazioni in cui si volessero migliorare le condizioni, la seduzione emotiva e la motivazione degli ambienti di lavoro e di svago, di aggregazione e di incontro, di progettazione e di vita quotidiana.
La premessa concettuale è basata sulla lettura e sull’ascolto di desideri, sogni e bisogni inespressi da rintracciare e portare in emersione.
Come abbiamo imparato dalle esperienze del Novecento, e come noi di Cascino Progetti pratichiamo tutti i giorni in tutti i processi, gli artisti sanno sintetizzare ma anche stratificare, con immagini potenti, quello che noi non siamo in grado di prefigurare o che percepiamo come frammenti. Tracciano visioni che individuano nuove potenzialità, formalizzano pensieri, memorie e previsioni che restano nelle piazze, negli uffici, nelle vie, nei luoghi di aggregazione e lavoro per sempre. Questo è un valore unico ed insostituibile per tutti i processi, da quelli urbanistici a quelli industriali, da quelli agricoli a quelli ambientali fino a quelli educativi.
L’installazione al Salone di Milano del 2016 è pensata come un’esperienza partecipativa di forma e funzione che ci identifica in un modo nuovo, altro, ponendo l’uomo al centro e l’intelligenza emotiva al primo posto. Per noi non esiste divisione tra estetica e funzione; quello che è armonico funziona meglio, da sempre.
Il processo creativo è frutto esso stesso di collaborazione e dialogo: le verità vengono fuori dall’intelligenza collettiva e connettiva, non da posizioni accademiche totalizzanti. E vengono disegnate dagli artisti migliori con l’aiuto di tutti gli stakeholders posti in dialogo dai curatori. Un progetto-processo di ricerca, scambio, cooperazione tra soggetti di discipline diverse: architetti, artisti, curatori, sociologi, antropologi, progettisti, esperti di neuroscienze e filosofi alla ricerca di nuove modalità di ideazione e realizzazione delle condizioni di vita adeguate a rendere il posto di lavoro un luogo di creazione serena, fertile e, soprattutto, felice.
Cosa abbiamo fatto lo potete intuire nelle foto: tre cupole, ideate e sviluppate da Filippo Riniolo, per esprimere il senso delle tre regioni del WorkPlace: concentrazione, condivisione e creatività.
Nella prima troviamo una proiezione video che, attraverso le immagini scelte da artista e curatore trasmesse nello schermo concavo della prima cupola, consegna visivamente e metaforicamente allo spettatore la dimensione privata, la casa, la domus latina, il nido e i grandi spazi del pensiero, dalle biblioteche alle cupole bizantine, caratterizzate appunto dal raccoglimento in se stessi.
Nella seconda l’installazione video - che dialoga con una composizione audio a quattro canali - ci fa ritrovare immersi nella piazza, nelle strade, nei mercati, dove le diversità si incontrano e generano evoluzione come ai tempi delle grandi migrazioni, dei cortili, delle botteghe antropocentriche rinascimentali.
La terza cupola svela l’eterotopia, l’inaspettato che fa irruzione nei nuovi spazi del lavoro. È la soffitta di casa dove ogni bambino immagina un mondo e lo costruisce tutto per sé, è la barca, il porto da cui ogni viaggio e ogni scambio hanno inizio. Una barca su cui puoi salire e scegliere la rotta verso i tuoi desideri.
Restate in ascolto. Anzi, in visione. Riguardate le immagini dell’installazione e della straordinaria e appassionata partecipazione del pubblico che diventa protagonista del proprio viaggio e ridiventa padrone della propria immaginazione.
Francesco Cascino
Art Consulting | Art Thinking