Dal 2007
Ravello LAB riunisce molti tra i migliori teorici, giuristi, economisti, accademici, dirigenti pubblici, decisori politici, esperti e imprenditori mecenati che si occupano di
cultura per fare il tagliando a Leggi, strategie e procedure, provando a formulare nuove proposte e nuove idee che possano generare sviluppo collettivo e territoriale dal punto di vista economico e sociale. Io vi partecipo dal 2019 quando proposi di inserire nel Forum curatori e artisti, senza i quali molte delle pur pregevoli riflessioni che si creano in quei giorni rischiano di non prendere la linfa indispensabile delle esperienze di arte pubblica, ambientale, partecipata e permanente che poi creano sviluppo sul serio e per sempre.
Come hanno fatto in questi anni in tutto il mondo.
L’iniziativa è del
Centro Universitario per i Beni Culturali, presieduto dall’ex Senatore
Alfonso Andria, straordinario e generoso deus ex machina dell’evento e del grembo in cui nascono idee e visioni di nuova generazione, e di
Federculture. Il Forum internazionale di Ravello prevede quindi gruppi organizzati per tema che danno vita a dialoghi, colloqui, workshop, proposte e case history di rilievo. I professionisti a confronto lavorano per tre giorni, un tempo prezioso pieno di stimoli e riflessioni che diventano documenti e proposte da mandare pochi mesi dopo sul tavolo del Governo e del Ministero della Cultura per migliorare il funzionamento delle strutture culturali italiane e aumentare la valenza di crescita che la cultura ha da sempre per il Paese.
Quest’anno abbiamo parlato di
CULTURA E DEMOCRAZIA e abbiamo avuto due panel di lavoro distinti ma non distanti:
Il lavoro culturale e
La finanza per la cultura. A questo secondo panel, guidato da
Pierpaolo Forte, partecipavo io.
Sotto puoi leggere di cosa abbiamo parlato e cosa speriamo di aver seminato.
RavelloLAB, luogo dei cuori pensanti
Il confronto, quello alto tra persone motivate, titolate, competenti, aperte, dialoganti. Finalmente. Per una cultura che innervi e incarni lo sviluppo del valore collettivo e individuale. Questo era il punto di partenza, quello focale.
Perché la cultura prende informazioni e ispirazioni dalle persone, e alle persone deve tornare, aumentando la diffusione della conoscenza e dell’intelligenza emotiva, e con questo la democrazia, le pari opportunità e l’accesso al valore umanistico ed economico, coinvolgendo e fertilizzando imprese e istituzioni di ogni genere a stabilire rapporti reciproci di supporto e comprensione.
Molti dei miglioramenti degli ultimi anni in tema di musei, festival, progetti temporanei e permanenti in ambito culturale (di ogni disciplina) vengono da
Ravello LAB dove, per tre giorni, ci si confronta e si lavora duramente su problemi e opportunità per l’intero sistema.
Personalmente ho lavorato con il gruppo
FINANZA PER LA CULTURA, guidato da
Pierpaolo Forte, indimenticato ex Presidente del MADRE di Napoli, attuale membro del CdA di Pompei, giurista di fama mondiale e tante altre cose, insieme a colleghi di altissimo profilo umano e professionale.
Ho dato e ricevuto ascolto su temi di inedita profondità e credo che certi dibattiti debbano avere luogo ogni giorno, ovunque, a cominciare dalle sedi della vecchia e asfittica politica per finire - o iniziare - alle scuole, ai cortili, alle piazze, alle imprese stesse. La complessità è un valore se conosci la strumentazione culturale per renderla fruibile e generativa. Mentre la banalità penaizza chiunque, a cominciare proprio da persone e imprese.
Da parte mia ho raccontato di come i
progetti innervati di arte relazionale, performance simboliche partecipate, e
installazioni permanenti intelligenti, evolute e identitarie possano arricchire ogni processo, ogni prodotto, ogni luogo (musei compresi), ogni piazza, ogni territorio, ogni città, ogni rapporto, ogni strategia, ogni trasformazione e ogni ricerca in chiave di
evoluzione per imprese e istituzioni. Quindi ho proposto che
artisti e curatori rientrino a pieno titolo a monte di ogni processo pubblico e privato, RavelloLAB compreso,
perché, tra città d’arte e modello Olivetti, hanno sempre fatto la differenza e generato valore aggiunto impossibile da esplorare fino in fondo senza il loro sguardo etico, estetico e visionario.
La finanza, strumento essenziale di supporto alla crescita culturale e sociale,
deve restare profit ma deve tornare a finanziare soggetti titolati che sappiano mettere al mondo progetti inediti, fertili e sostenibili da ogni punto di vista, come dice
Felice Scalvini e come condivido appieno. Cioè la finanza deve sostenere lo sviluppo di impresa e territorio intesi come un
corpo sociale unico. Dove l’hanno fatto, per esempio con
la rigenerazione e i distretti culturali di tutto il mondo, hanno prodotto crescita economica e neuronale permanenti ed evolutive. Per questo sono necessarie
politiche fiscali appropriate ed evolute a favore delle imprese che devolvono liberalità in progetti culturali che producano sviluppo territoriale, questo lo diciamo da 22 anni e ancora il meccanismo è assolutamente inadeguato. Perché non c’è distinzione tra (certa) impresa e cultura.
Finanza creativa può e deve riassumere il significato etico ed estetico del termine, non quello cosmetico che con l’arte non ha niente a che vedere. La bellezza è intelligente oppure è effimera. Mentre l’arte e il suo portato sono l’unica cosa che rimane quando terremoti, cataclismi e guerre distruggono la parte fisica del mondo. Noi non siamo solo fisici, siamo metafisici, simbolici, astratti, ed è la nostra parte migliore, come saprebbe spiegare ogni artista e ogni scienziato cognitivo: quella che genera sogni, bisogni e desideri, quella che ci tiene in vita.
Per questo uno dei punti focali è
l’education: educere, estrarre consapevolezza della materia di cui è fatto il mondo, che coincide con quella dell’arte.
La bellezza salverà il mondo questo voleva dire, certamente non una bellezza di superficie ma l’indagine che crea l’immagine delle armonie invisibili di cui e in cui viviamo.
Infine, ho proposto che Bandi, commissioni ministeriali, PNRR e programmi di rigenerazione urbana e culturale debbano assolutamente vedere
la partecipazione di artisti e curatori, altrimenti si continuerà a produrre l’insipienza e la retorica che ci hanno avvelenato i pozzi. L’
Art Thinking, visione e metodologia professionale a geometria variabile il cui
Manifesto, creato al
MAXXI a Giugno del 2019 insieme a scienziati, giuristi, architetti, artisti e imprenditori su iniziativa proprio di Forte, mia e di alcuni altri amici della
Cascino Progetti, fu presentato in anteprima nazionale
proprio a Ravello LAB a Ottobre dello stesso anno, prevede che la natura neurobiologica dell’essere umano sia la base di partenza per ogni azione: la mente ragiona per immagini quindi ha bisogno di immagini di senso, altrimenti si nutre di luoghi comuni e non sviluppa né senso critico, né visione laterale.
Ravello LAB è una fucina delle idee e io mi sento davvero a casa.
Le foto che potete vedere di seguito, dopo le quali vengono Locandina e programma del Forum per chi volesse approfondire temi e persone, servono come promemoria emotivo agli amici che c’erano e a me che ho lasciato il cuore a Villa Rufolo, ma se volete guardarle anche voi vi serviranno a immedesimarvi.
D’altronde abbiamo lavorato per voi. Meritiamo attenzione. Stiamo lavorando per Poi.
Francesco Cascino