IDL, il genio poetico
IDL è davvero un artista poliedrico ben oltre le definizioni di maniera che si usano negli ultimi anni.
Artista visivo, performer e musicista, realizza video, foto, oggetti, installazioni, arte pubblica e naturalmente performance dal sapore dissacrante e, in realtà, coltissime, sottili, riferite alla storia, al presente e ai paradigmi prevalenti che vengono usati in modo retorico per reiterare la manipolazione del pensiero, dello sguardo e dell’intelligenza di tutti noi. Un vero antidoto contro il conformismo e i veleni soporiferi con cui addomesiticano la nostra psiche. Ironia contro il degrado di valori e di cultura vera.
La sua dirompente e delicata poetica si è concentrata soprattutto sulla produzione di video, immagini fotografiche, oggetti ma anche di quelli che lui definisce blitz, veri e propri interventi performanti in spazio pubblico o su mura isttuzionali, come LAVAMi del 2010, una scritta laser proiettata sulla cupola di San Pietro quando la Chiesa era accusata di aver coperto migliaia di casi di pedofilia, o Pastore a Montecitorio, una geniale e sagace proiezione di immagini video di un gregge di pecore sulle mura del Parlamento, sempre nel 2010.
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IDL, l’ironia graffiante che racconta la storia (vera) e illumina il presente
Considerati ibridi senza categorie, tra arte urbana, interventi pubblici e performance, l’artista compie azioni sorvolando il territorio con aerei che portano scritte pubblicitarie ironiche, altre volte proiettando immagini o scritte su edifici in rapidi raid notturni, altre ancora usando foto indagatorie di realtà scomode come cartelloni finto-elettorali. Coniugando etica ed estetica, tecnologia e arte relazionale, fotografia e arte pubblica IDL decreta nuove visioni e seduce il pubblico che ama l’interazione con i suoi dispositivi e con lui stesso.
Scardinare le certezze, come si legge nei suoi statement, è la sua vocazione primaria, arricchita però di grande poesia, capacità di far emergere problema e soluzione nella stessa opera; un impegno non da tutti che rende la progettazione delle sue operAzioni molto più complesso. Per questo poi alcune sue performance, che sono opere da processo - sociale o politico - si trasformano in opere da parete e da collezione con cui dialogare ogni giorno e con cui fare i conti per allenare il senso critico a ogni passo, in casa, nei musei, in azienda. Ovunque sia richiesta intelligenza emotiva per la comprensione dei rapporti.
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Una delle sue ultime ricerche - Tevere Expo, foto sopra e sotto - lo ha portato a fotografare il fiume Tevere con tutti i rifiuti, gli oggetti e gli scarti che vi galleggiano, e poi a produrre, con quelle immagini, una serie di cartelloni della stessa dimensione di quelli pubblicitari, disseminandoli in tutta la città. In questo modo ha portato in emersione (in tutti sensi) non solo il fiume, che Roma ormai non percepisce, ma anche il degrado del Tevere e di Roma stessa che però nelle sue opere assume una plasticità fotografica che ricorda e riporta alla classicità della scultura romana, quella "bellezza" a cui rinunciamo ma che declamiamo come valore aggiunto italiano. Il messaggio è chiaro: la bellezza non esiste, l’arte è intelligenza, attenzione, passione per i luoghi, conoscenza, capacità di osservare e poi risolvere. Il risultato visivo ci trasmette un messaggio preziosissimo in un’unica immagine: com’è e come potrebbe essere una città.
Le opere pubbliche sono diventate poi anche opere da collezione (sopra): alcune sono foto montate su dibond, altre sono stampe digitali e acquerello su carta Hanji, e sono di una delicatezza e preziosità senza fine. Come Roma.
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FC