La poesia che pensa di uscire
Yuxiang è nato in Cina nel 1997 e si è trasferito in Italia, dove ha studiato arte, nel 2017.Inutile dire che molta dell’ironia poetica, struggente e geniale delle sue opere gli viene dall’influenza dei nostri artisti maggiori, ma lui è nato così, con lo sguardo laterale su ogni cosa e se vede elementi materiali o immateriali della nostra cultura, e di quella occidentale in genere, immediatamente cerca e trova elementi della sua cultura, li ricombina e li riposiziona all’interno di spazi, opere o pensieri, creando nuovi mondi che hanno il sapore antico di quello precedente e quello nuovo di mondi in gestazione.
Come ogni grande artista, con la sua semplicità apparente e la sua poesia delicata, genera infinite vie di lettura ed esplorazione della storia e del rizoma emotivo dell’umanità, quindi delle radici comuni ai popoli.
Gli bastano una rosa e un mattone per farci immaginare geometrie e grandi imprese, eros e tradizione, piccoli passi e grandi muraglie, percorsi di illuminazione e vie della seta. Il pendolo di un antico orologio a muro sfiora l’acqua ad ogni oscillazione mentre l’immaginario va da solo al tempo, alla memoria dei liquidi, al ritmo e all’ipnosi del suono. Quello che non si sente con i timpani.
Se entra in uno dei nostri musei, e ne ha visti centinaia, sente il richiamo della pietra che trasmette memorie infinite e millenarie, così decide di mettere un sasso in gabbia che sta pensando di uscire, come tutta l’arte del mondo che sta parlando mentre noi non ascoltiamo e costruiamo pareti che dividono invece di unire.
Come nell’Ultima cena, ogni opera di YXW nasconde mille storie diverse da come vengono raccontate nei libri, come la differenza tra miliardi di vite raccontate da semplici mappamondi e una serie di opere intelligenti che raccontano una vita per volta.
FC
Maggio 2024
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