Le opere sono libere composizioni che sottendono fragili richiami, minimi e dimessi, a un mondo lontano, l’Africa e il Rwanda, dove l’artista ha trascorso parte dell’infanzia) e alle sue consuetudini, a una memoria traumatica e a un’identità incerta, spazi frastagliati e movimentati che non possono dar vita a un paesaggio organico.
Spesso nelle opere ci sono fondi di caffè, la materia più esportata del suo Paese di origine, spesso fonte di guerre, stragi e interessi internazionali che hanno segnato la sua infanzia e l’intera nazione; rimandi e moniti a tenersi svegli perché può succedere di nuovo, sempre e ovunque. Dal vivo le opere graffiano l’anima e la coscienza, profumano di memorie ancestrali e di tragica contemporaneità, ma densa di pathos, eros e passioni che si traducono in geometrie compositive di grandissima seduzione sensoriale e intellettiva allo stesso tempo.
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